Green World Consulting effettua le operazioni di decontaminazione da virus, batteri e microorganismi, attraverso l’utilizzo di prodotti disinfettanti registrati al Ministero della Sanità e con attrezzature specifiche.
I trattamenti sono efficaci contro la maggior parte dei ceppi virali e batterici conosciuti, nonchè microbatteri e miceti.
Malattie che si sono diffuse negli ultimi anni
Curculionide ferruginoso delle palme: il Killer della palma
- Agente della malattia: Rhynchophorus ferrugineus Oliver (fam. Curculionide – Gen. Coleottero)
- Pianta ospite: Tutti i generi di palma ma in particolar modo la palma da dattero per via dei suoi tessuti vegetali particolarmente teneri e ricchi di nutrienti, palma da cocco e palme ornamentali del genere Phoenix. Le palme sono colpite da numerosi insetti, tuttavia il Curculionide ferruginoso è da ritenersi tra i più pericolosi.
- Descrizione e ciclo biologico: L’insetto, probabilmente originario dell’India meridionale, si è poi diffuso anche nell’Asia sud-orientale, dove è noto soprattutto per gli ingenti danni arrecati alle piantagioni di palma da cocco. Intorno agli anni ’80 iniziarono le prime segnalazioni di questo patogeno anche negli Emirati Arabi, in Egitto, in Giordania, in Israele e nei territori palestinesi e, verso la fine degli anni ’90 è stato rinvenuto anche in Spagna ed i in Italia.
L’adulto di Rhynchophorus ferrugineus presenta una tipica colorazione rossastra, cui deve il suo nome, con striature nere di forma e numero variabile. La lunghezza del corpo può oscillare tra i 19 ed i 45 mm.
I maschi e le femmine si accoppiano più volte durante il ciclo vitale. Le femmine depongono le loro uova in fori praticati con il rostro sia nelle parti vegetali sane, sia nelle ferite e nelle cicatrici già presenti sulla pianta. Il numero di uova deposte in totale da una femmina può variare da alcune decine a svariate centinaia (200-700). La chiusura avviene in circa 3-5 giorni e dalle uova fuoriescono giovani larve apode lunghe circa 5 cm di colore biancastro e con un tipico capo di color bruno. La piccola larva inizia immediatamente a nutrirsi dei tessuti vegetali scavando lunghe gallerie in direzione della parte apicale della pianta. A maturità le larve cessano le loro attività per costruirsi dei bozzoli utilizzando fibre della pianta ridotte in fili molto sottili e lunghissimi.
Lo svernamento avviene all’interno dell’ospite colpito, pertanto l’insetto è in grado di sviluppare attacchi in qualsiasi periodo dell’anno.
Adulti, larve, bozzoli e pupe di Rhynchophorus ferrugineus oliver
L’insetto può attaccare sia la chioma che il tronco della palma generalmente ad un’altezza di 1,50-2,00 metri da terra.
Il danno è causato dalle giovani larve che, con le loro gallerie possono compromettere la stabilità della palma fino a determinarne la caduta. Dalle aperture praticate sul tronco inizia a fuoriuscire una sostanza resinosa di color bruno costituita dalle escrezioni larvali miste a succhi vegetali. Tale fluido, a causa dell’attacco di batteri, diventerà in breve tempo maleodorante ed comincerà a colare lungo il fusto delle piante colpite portando con se anche parte della segatura prodotta durante lo scavo. Segue il deperimento di alcune foglie fino alla morte della pianta che sopraggiunge nell’arco di 1-2 anni in funzione dell’età e dello stato sanitario iniziale.
Esame visivo di palma attaccata dall’insetto
- Difesa: prevenzione e cura
Data la pericolosità dell’insetto, già da tempo nei Paesi maggiormente colpiti, si attuano diverse misure preventive prima fra tutte la bruciatura delle piante tagliate o disseccate.
La cura vera e propria, invece, consiste nell’impiego di prodotti chimici a base di esteri fosforici e di altri principi attivi quali Carbaryl, Chlorpyrifos Diazinon e Deltametrina, distribuiti tramite iniezioni ai tronchi o con interventi a tutta chioma. Le iniezioni vengono praticate mediante aghi e tubicini in PVC del diametro di 16 mm. Non meno impiegate sono inoltre le trappole a ferormoni sintetici e ad esche alimentari adottate per la cattura massale e per il controllo del curculionide.
Recentememte il Dott. Metwaly ha iniziato a sperimentare una cura basata sull’endoterapia. La miscela iniettata è principalmente costituita da prodotti chimici di ultima generazione e, in alcuni casi, di prodotti biologici. In entrambi i casi i risultati conseguiti sono decisamente incoraggianti.
Certamente raccomandabile è l’intensificazione dei controlli doganali del materiale importato onde evitare ulteriori diffusioni del patogeno.
Anoplophora
- Agente della malattia:
Anoplophora, nome comune White-Spotted Longhorned Beetle o Asian Longhorned Beetle – Genere Coleottero – Famiglia Cerambicide
- Piante ospiti:
Le Aplofore possono colpire circa 60 specie di piante arboree, tra cui pioppi, querce, robinia, pero, melo, prunus, platano, aceri, salici ed agrumi. L’attacco può essere inoltrato sia su piante già debilitate sia su individui sani, contrariamente a quanto avviene per la maggior parte dei cerambicidi.
- Descrizione e ciclo biologico:
Gli adulti di colore nero e con macchie biancastre sono lunghi 25-40 mm ed è sono provvisti di lunghissime antenne che, negli individui maschi raggiungono gli 1,8 – 2,5 mm, mentre nelle femmine generalmente non superano gli 1,2 mm. Le femmine, in genere, sono più lunghe dei maschi e riescono a deporre circa 30-70 che vengono collocate al di sotto della corteccia in fessure dalla tipica forma di T. Le larve sono apode con colorazione gialla e con capo marrone. Esse raggiungono i 45 mm di lunghezza. L’insetto generalmente è in grado di completare il suo ciclo vitale nell’arco di un anno tranne nel caso di climi particolarmente sfavorevoli in cui il ciclo può protrarsi per 2 anni. Lo svernamento può avvenire sia allo stadio di uovo che di larva. Gli adulti fuoriescono dai tronchi in estate ed iniziano da subito a nutrirsi di foglie.
- Esame visivo:
I danni principali sono causati dalle larve per via delle gallerie scavate nel tronco, mentre i danni secondari sono prodotti degli adulti durante l’alimentazione e l’ovoposizione. La presenza delle larve si manifesta per l’accumulano di segatura e di escrementi che fuoriescono dalle aperture delle gallerie.
- Difesa:
L’unico metodo di cura fin’ora rivelatosi efficace è stata l’endoterapia.
BLASTOFAGO DISTRUTTORE DEI PINI
- Blastophagus piniperda
- Classe. Insetti
- Ordine: Coleotteri
- Famiglia: Scolitidi
Il Blastofago è un insetto appartenente all’ordine dei Coleotteri, famiglia degli Scolitidi che vive prevalentemente a spese del Pinus nigra e del Pinus silvestris.
Gli adulti, della lunghezza variabile tra 3,5 e 5 mm, possiedono una caratteristica colorazione nera lucente e sono provvisti di antenne. Le larve, viceversa, sono biancastre ed apode con capo bruno e possono raggiungere i 10 mm di lunghezza.
Il ciclo biologico
Il blatofago sverna allo stadio adulto all’interno di gallerie scavate nella zona midollare di getti lignificati. Verso la fine di febbraio, ovvero all’inizio della stagione primaverile, le femmine forano la corteccia del tronco e dei rami per poi scavare delle lunghe gallerie (gallerie materne) longitudinali e rettilinee munite di vestibolo in cui deporre le proprie uova. Le gallerie materne sono riconoscibili per avere un diametro costante e per essere sgombre di residui. Dalla chiusura delle uova fuoriescono le giovani larve, ciascuna delle quali si accinge immediatamente a scavare una galleria in direzione perpendicolare a quella materna. I diametri delle gallerie larvali hanno diametri crescenti per via dell’aumentare delle dimensioni degli individui e contengono escrementi e la rasura del legno prodotta durante lo scavo.
Le larve non si cibano direttamente del legno, nutrimento assai povero, ma di funghi simbionti introdotti nell’albero ospite dalla madre, sviluppatisi grazie alle condizioni ottimali di tenebra, temperatura e umidità presenti nel cunicolo. Raggiunta la maturità, le larve realizzano all’estremità del canale una camera pupale nella quale si impupano per concludere la metamorfosi. L’insieme delle gallerie materne e larvali prende il nome di sistema riproduttivo, che secondo le specie può assumere diverse forme (Fig. 1).
In maggio-giugno avviene lo sfarfallamento dei neo-adulti grazie a dei fori appositamente praticati nella corteccia. Gli adulti sciameranno verso piante in buono stato vegetativo prediligendo i germogli più vigorosi di 1-2 anni, posti nella parte più alta ed esterna della chioma, in cui sono presenti le necessarie risorse alimentari per far sviluppare adeguatamente degli organi riproduttivi. Ed è proprio all’interno di questi germogli che gli adulti scavano lunghe gallerie fino ad arrivare alla zona midollare, comportando un arrossamento iniziale degli aghi seguito da un successivo disseccamento o caduta degli apici vegetativi.
Generalmente il blatofago compie da uno a due cicli all’anno in relazione alle condizioniclimatiche.
Pericolosità dell’insetto
Durante tutte queste escavazioni, gran parte dei vasi linfatici della piante vengono lesionati causando un progressivo ed irreversibile deperimento delle piante colpite, le quali, nell’arco di pochi anni, saranno destinate a morire. Anche la corteccia può essere interessata dagli attacchi intrapresi dal Blastofago piniperda: le parti interessate dalle escavazioni, infatti, si sollevano, si screpolano e si distaccano esponendo la pianta ad ulteriori attacchi patogeni e all’azione degli agenti atmosferici.
Il periodo di dannosità dell’insetto, dunque si protrae da marzo ad ottobre
Difesa e tecniche di risanamento
Nel caso di infestazioni in atto, la prima cosa da consigliare è l’eliminazione tempestiva e distruzione delle parti colpite prima cioè prima che avvenga la sciamatura degli adulti.
Interventi curativi e preventivi possono essere condotti grazie all’endoterapia, tecnica in crescente diffusione soprattutto per i molti vantaggi offerti.
Tra le tecniche più recenti che stanno fornendo risultati più che soddisfacenti va ricordata l’Endoterapia a pressione forzata con fitofarmaci chimici o biologici sistemici a bassissimo impatto ambientale, iniettati nel tronco e poi traslocati in tutta la pianta attraverso il sistema vascolare della pianta. Il trattamento endoterapico può vantare una persistenza discreta, capace di proteggere la pianta per tutta la stagione vegetativa.
Grazie all’Endoterapia è possibile associare trattamenti anche contro la Processionaria dei Pini anch’essa considerata uno dei paratisi più temibili soprattutto in virtù della sua pericolosità nei confronti dell’uomo e degli animali.
A tal proposito si ricorda indìfatti che Il D.M. n° 17 del 1998 pone chiare disposizioni in merito alla lotta contro la processionaria del pino “Thaumetopea pityocampa” (omissis) e decreta quanto di seguito riportato:
“la lotta contro la processionaria del pino “Thaumetopea pityocampa” è obbligatoria su tutto il territorio della Repubblica italiana, nelle aree in cui la presenza dell’insetto minacci seriamente la produzione e la sopravvivenza del popolamento arboreo e possa costituire un rischio per la salute delle persone e degli animali”.